Buona Permanenza al Mondo – radio edit

Un altro satellite che compone la costellazione di Majakovskij bpm, il progetto di ricerca triennale di menoventi che scaturisce dalla lettura de Il defunto odiava i pettegolezzi, romanzo-indagine sulla morte di Majakovskij, di Serena Vitale (Adelphi, 2015).

di Gianni Farina
con Consuelo Battiston, Tamara Balducci, Leonardo Bianconi, Federica Garavaglia, Mauro Milone
altre voci Gianni Farina, Andrea Montesi, Tania Zoffoli
regia e progetto sonoro Gianni Farina
Mastering Lorenzo Camera
registrato presso Studio73
grafica Marco Smacchia
organizzazione e promozione Ilenia Carrone
una coproduzione E/Menoventi

«Buona permanenza al mondo» è la sardonica e coinvolgente conclusione del biglietto di commiato che Majakovskij dedica «a tutti».
BPM - oltre a esserne l’acronimo - ne è la misura, la pulsazione, è il battito di un uomo ridotto a una «appendice cardiaca», è la cadenza di un poeta che «è tutto cuore, romba dappertutto».
BPM è un collage polifonico che restituisce lo stato della ricerca di Menoventi sulla figura di Majakovskij, un percorso triennale che si concluderà nel 2021 con il debutto de Il defunto odiava i pettegolezzi, tratto dall’omonimo romanzo di Serena Vitale.
Raccontare le ultime pulsazioni di Majakovskij significa raccontare la fine di una generazione straordinaria, narrare la rapida parabola di un manipolo di ragazzi che si riunirono sotto il vessillo della Rivoluzione d’Ottobre, trasformarono radicalmente il modo di concepire le rispettive discipline e, soffocati dalla deriva autoritaria dell’utopia inseguita, terminarono con violenza la produzione artistica o la vita stessa.
Seguendo le tracce di Mejerchol’d e dello stesso Majakovskij, menoventi restituisce questa vicenda alternando la fattografia alla finzione, contaminando il Realismo con le figure fantastiche generate dall’attuazione della metafora, procedimento caro all’autore sovietico. Testimonianze e documenti vengono amalgamati dalla Donna Fosforescente, metafora incarnata a cui spetta la conduzione della polifonia di voci. Questa donna del futuro, ultima fantasia teatrale di Majakovskij, ci guiderà nei meandri di un tempo carpiccioso e mutevole; sedotto dai miti della reincarnazione e del viaggio nel tempo, Majakovskij demandò la propria felicità e la propria vita a un mondo ancora a venire. Questo indica forse una resa, la rinuncia a cambiare il proprio mondo per abbandonarsi all’abbraccio dei «compagni posteri», per cercare asilo tra gli «spettabili discendenti».
Noi siamo i budetljane, gli uomini del futuro. Ascoltiamo le sue parole, le ha scritte proprio per noi.

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