Odradek / Menoventi
Maria Dolores Pesce |
dramma.it |
12/10/2023
Drammaturgicamente ispirato agli scritti di Gunther Anders e di Franz Kafka, più che una fiaba ricorda la
fantasia distopica di tanti racconti S.F. di Philip K. Dick, e in questo ci suggerisce anche una delle prime
drammaturgie di Marco Martinelli e delle Albe (allora Albe di Verhaeren) quel “Effetti Rushmore”, che
credo qualcuno ricorderà, e appunto ispirato al romanziere americano. Distopico, come noto, immagina
un futuro possibile (probabile) a partire dalle tendenze del presente, ma questo spettacolo è già una
immagine del nostro presente, anzi del presente della nostra solitudine esistenziale, cosi piena del nulla
che naviga nella rete. Come la moglie del protagonista del bellissimo “Fahrenheit 451” di
Bradbury/Truffaut, per restare in tema, imprigionata nelle luci e nei suoni che la circondano, così la
nostra protagonista vive ‘solamente’ dentro la sua casa, mentre ciò che accade fuori (il lavoro, la vita
sociale) quasi non esiste, anzi non esiste proprio in realtà e come realtà. Unico contatto, in un mondo di
riders e take away, nel mondo di Amazon, il corriere “Q” della “onnipresente” Odradek, nome
significativamente ispirato all’oggetto misterioso del kafkiano “Un medico di Campagna”. Il tramite sono i
numerosi oggetti che il corriere consegna, da un certo punto in poi anche senza ordinazione quasi fossero
suoi messaggi/regalo che si possono sempre rifiutare ma che mai la donna rifiuta. È come si fosse aperto
un canale a ciò che sembrava essersi perduto, un sentimento, il sentimento reciproco che solo consente
di riconoscere e di riconoscersi. Una lampadina guasta che non vuole essere sostituita smaschera il gioco
restituendo all’immaginazione ciò che era stato sottratto dalla illusione. Un lavoro frutto di una grande
qualità di scrittura, in cui si addensano suggestioni innumerevoli e quasi assordanti rimbombi, a
rivendicare una vita che da qualche parte dovrà pure ‘esserci’. Consuelo Battiston e Gianni Farina danno
un ottima prova delle loro capacità, contribuendo non poco alla riuscita scenica della drammaturgia che
si caricano sulle spalle.