La Veglia di Menoventi per festeggiare i 20 anni della compagnia
Al Kilowatt Festival il debutto dello spettacolo firmato da Consuelo Battiston e Gianni Farina
Mario Bianchi |
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27/08/2025
Per una compagnia teatrale, cosa può esserci di meglio che celebrare i propri fecondi vent’anni di esistenza con uno spettacolo che possa metterla in empatia col suo pubblico, raccontando storie provenienti da tutto il mondo, capaci di parlare dei sentimenti e delle situazioni che attraversano la vita?
Così ha ben scelto di fare, per celebrare questo importante anniversario, la compagnia ravennate Menoventi di Consuelo Battiston e Gianni Farina con “Veglia”.
Al debutto, a cui abbiamo assistito nel chiostro di San Francesco di Sansepolcro per il Festival Kilowatt, ci siamo trovati con tutti gli altri spettatori intorno ad un fuoco, creato artificialmente con luci fittizie, che il teatro però induceva a sembrar vero, per ascoltare a suon di musica, eseguita da Lorenzo Meazzini, storie dal sapore antico, ma anche a giocare, divertendoci e condividendo con tutti non solo un bicchiere di vino ma anche, tra verità e finzione, nuovi voli di pensiero e d’immaginazione.
Battiston e Farina, mescolando giochi, indovinelli e sfide collettive, intervallati da brevi racconti provenienti da paesi lontani, intersecano tra loro verità che sembravano menzogne e menzogne che appaiono come verità, invitandoci a scoprirne la loro reale essenza esemplificativa, per poterla tramandare subito dopo.
Nella sua immediata e semplice condivisione, quest’ultima creazione della compagnia nasconde in sé, con intelligenza e perspicacia, un intreccio compositivo profondo e altamente meditato, che come spesso accade negli spettacoli di Menoventi va a toccare alcuni dei nuclei più vitali della nostra esistenza, come il libero arbitrio, i meccanismi di potere, il senso circolare del tempo, qui offerti attraverso l’inganno e lo scherzo, vera matrice dello spettacolo.
Lo stimolo per creare lo spettacolo è arrivato da un prezioso volumetto, “Le cercle des menteurs” dello sceneggiatore e regista francese Jean-Claude Carrière, donato ai due artisti da Goffredo Fofi, maestro appena scomparso, che ha dato suggestiva forma al progetto.
Lo spettacolo si nutre simbolicamente della natura mutevole del significato di “Veglia”, che Battiston e Farina coniugano spesso, nel procedere dello spettacolo intorno al fuoco fittizio, in altri risvolti (lo stato di veglia, la veglia funebre…), coinvolgendo – non solo emotivamente ma anche fattivamente – gli spettatori, invitati ad entrare in scena per partecipare a questo vero e proprio gioco degli inganni.
Così, nel brindisi finale di questa “Veglia”, trasformatasi in “veglione”, stimolano in modo festosamente accorato il pubblico, prendendo spunto dal loro anniversario, visto come stimolo per una nuova vita: “Facciamo un brindisi a un tempo in fasce, a un tempo che rinasce, un tempo neonato, un tempo scatenato”, con la speranza, aggiungiamo noi, che la festa possa farci dimenticare il tempo amaro che stiamo vivendo.