LA VITA AGRA… DI TUTTI NOI

Luigi Scardigli | 

Linee Future | 

07/02/2015

Dopo tre giorni di rappresentazioni mattutine per le scuole lo spettacolo è andato in scena, ieri 6 febbraio, al Manzoni fuori abbonamento.

PISTOIA.
Il coraggio non mancò a Bianciardi e non è mancato nemmeno a Farina, il giovanissimo regista che si è preso la briga di (ri)portarlo in scena questa Vita agra del dottor F., ieri sera al teatro Manzoni, fuori abbonamento, dopo tre giorni di rappresentazioni mattiniere riservate a studenti e docenti delle medie superiori.

Ma non perché sia demodé, anzi; la tragedia delle miniera di Ribolla, all’inizio del boom economico italiano, dove morirono 43 operai, somiglia, purtroppo, a tante altre sciagure pilotate dall’interesse spietato che si sono verificate dopo, nel tempo, con l’unica, impercettibile, differenza dettata dalla quantità di sangue versato e dunque dal dolore luttuoso prodotto.

Ma qui siamo a teatro e non si scherza affatto. In scena, tre personaggi qualsiasi, con il loro cinismo, la loro voglia di esporsi, il loro gregarismo. C’è Angelo Romagnoli, un uomo qualunque fin nel midollo, che vuole a tutti i costi vendicare il dolore sofferto dai suoi amici e dalle loro famiglie; c’è la sua compagna, Claudia Pinzauti, una donna impegnata, con delle cosce bellissime, rese ancor più erotiche dalle autoreggenti che si accomoda con calibrata distrazione e poi la padrona di casa, Rita Felicetti, che è anche la conduttrice di un talk show senza tempo, o meglio, il nostro.

Felice il dentro-fuori scenografico, così come la versatilità dei tre protagonisti, che in alcuni momenti avrebbero anche potuto e dovuto lasciarsi andare un attimo per farsi guidare da istinti non scritti dall’autore, dal regista e irreperibili nei copioni.

Nel mezzo, comunque, ma soprattutto prima e possibilmente dopo, l’umanità intera, quella delle frustrazioni, dei compromessi, dei riscatti non pagati, dei contratti sottoscritti al buio, della commedia umana, della inevitabile integrazione a ribasso, il manifesto della resa, quella dei conti, esasperata e mortificata dall’anelito rivoluzionario con la quale aveva deciso di intraprendere il viaggio, quel lungo viaggio verso la metropoli, dove schianteranno tutto e tutti, ognuno all’insegna di se stesso e dei suoi valori.

Un lavoro importante, questa Vita agra del dottor F., perché riscritto e resuscitato in un frangente storico nel quale tutto sembra riemergere dalla memoria, anche da quella più distratta e riproporre, con spietata freschezza, tutto il cinismo che regola il genere umano in relazione alle cose e alle persone che ne delimitano, spesso con sofferenza, gli spazi.

Ma è proprio la denuncia e la constatazione dell’ennesimo fallimento ideologico la vena più innovativa e rivoluzionaria del testo: è vero, nella metropoli, i sani principi della provincia e della campagna finiscono per essere assorbiti prima e annientati dopo dalla macchina capitalistica che sforna caos artificiale, che trasforma il superfluo in indispensabile, che in nome di un falso efficientismo e della totale reperibilità riesce a smorzare passioni e entusiasmi che parevano linfa vitale.

È la morte dell’eros, dell’amore, della grazia, delle attenzioni; il Diavolo prende il sopravvento, si impadronisce delle situazioni e insinua le proprie vittime, attirandole inevitabilmente all’intero delle proprie spire e trasformando gli aneliti anarchici in addomesticamenti mostruosi, dove l’autore riesce finalmente a liberarsi dalla precarietà, ma pagando un conto e un costo salatissimo.

Uno spettacolo principalmente rivolto alle scuole, didattico, dunque; ad accompagnare gli studenti in questa occasione di essere autorizzati a saltare le ore di lezione, buona parte del corpo insegnante, quelli deputati a spiegare o comunque instradare i discenti verso una più nitida comprensione del testo e dei suoi effetti collaterali, non solo teatrali. Ribolla, del resto, non è poi così distante dalla Thissen e anche noi, spettatori, spesso ci dimentichiamo che da modesti tacchini, i nostri voli, più che pindarici, risultano solo goffi.

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