Lo Straniero – Gli Asini

Iacopo Iadarola | 

Lo Straniero n°80 | 

01/02/2007

Gli asini sono umili, probi, cocciuti, e sono, nel linguaggio corrente, il contrario dei sapientoni, dei primi della classe, in una parola degli intellettuali e politici e giornalisti e operatori “di successo”. Con questa nuova sezione “Lo straniero” intende segnalare le cose migliori – associazioni, convegni, manifestazioni, azioni, opere, iniziative di gruppi di intervento sociale e di intervento culturale di cui ci fidiamo e che ci sembrano variamente interessanti. Vogliamo contribuire a far conoscere quel che di meglio nasce, cresce, si fa intorno a noi, isolandolo dal marasma delle cose insensate e opportuniste e delle notizie propagandistiche su attività innecessarie o disutili. Non possiamo certamente dar conto di tutto né arrivare a sapere tutto, ma avviare un puntuale lavoro di censimento e di cernita del buono che c’è, e non ci importano le etichette.

Menoventi è una giovanissima compagnia teatrale composta da Consuelo Battiston (Pordenone), Alessandro Miele (Pompei) e Gianni Farina (Faenza). Ci hanno detto: “Menoventi è una temperatura. Guardando all’incontrario il termometro del salotto, puoi constatare che è la temperatura di casa tua, cambia solo il punto di vista: ‘In realtà a stare a capo all’ingiù è la realtà’. A malincuore oggi si può dire che Bradbury era un ottimista: per incendiare la cultura basta meno, molto meno. Menoventi, appunto. Infine, Menoventi è la temperatura della nostra sala prove: aiuto caldo teatrino cercasi.” A proposito di In festa, il loro ultimo spettacolo: “Autoprodotto, non commissionato,del tutto ignaro dei tempi imposti dal mercato; ancora oggi lo consideriamo strutturato ma aperto.

Iniziato nell’Agosto 2004, nasce dall’esigenza di esplorare una sensazione non chiara, indefinibile a parole, che si avvicina ma non si esaurisce nel concetto di vuoto. La messa in scena di tale nebuloso concetto chiedeva a gran voce chiarimenti, esemplificazioni, simboli concreti. E’ così che si sono evidenziati alcuni aspetti di questa vaga sensazione di disagio:l’impressione di un controllo esterno sulle nostre azioni; l’impossibilità del cambiamento se non si rompono i legami con la realtà artificiale in cui siamo immersi; il bisogno di profondità, di silenzio, di inazione, di amoralità necessario per percepire l’ombra nascosta delle cose. Tutto questo non è mai dichiarato o detto esplicitamente. Si avverte chiaramente però, che nella vita delle due figurine al centro della storia, qualcosa non va; che magari si è riso delle strane coincidenze che li perseguitano, ma non c’è proprio niente da ridere. Il linguaggio utilizzato per raccontare una storia semplice ed essenziale, che ripercorre a tratti il plot de Le sedie di Ionesco, è in continuo mutamento. Dopo una prima parte rarefatta, sospesa, che allude ad un quotidiano impossibile e la cui atmosfera richiama le visioni di De Chirico, il ritmo dello spettacolo aumenta, passando dalle invocazioni dei personaggi a quelle di Beethoven, fino al momento topico, la festa: una esplosione visiva più vicina ad una tela futurista, freneticamente sostenuta dal suono rivelatore dei Radiohead. Abbiamo presenziato alle prove aperte alla casa del Teatro di Faenza lo scorso Dicembre, e ricordiamo che la prossima rappresentazione si terrà a Salerno, dal 17 al 20 Marzo, al Teatro San Genesio.