SPETTACOLI
Survivre
ideazione e drammaturgia Gianni Farina, Consuelo Battiston, Bertrand Sinapi, Amandine Truffy
con Consuelo Battiston, Amandine Truffy
regia Gianni Farina, Bertrand Sinapi
produzione Pardès rimonim / Menoventi / E-production / Theatre Ici&Là
con il sostegno della regione Lorreine nell’ambito del programma europeo di scambio artistico sviluppato dalla compagnia Pardès Rimonim
con il sostegno di CENTQUATRE-PARIS
Il progetto Survivre è una serie composta da tre episodi che incrociano la tematica della sopravvivenza alla forma della copia.
Il primo episodio realizzato, Ormai noi siamo qui, è stato presentato a Santarcangelo 14 Festival internazionale di Teatro in Piazza, in seguito ha replicato a Ravenna, Terni, Albenga.
Il giudizio universale è stato presentaato in forma di studio nel 2016 al festival ravennate Fèsta ed ha visto un successivo sviluppo durante una residenza artistica a Metz e al Théâtre Ici&Là di Mancieulles
1% è stato realizzato nell’ambito di una residenza artistica presso il prestigioso centro di produzione 104-Paris ed ha debuttato in Francia nel 2017 al Théâtre Ici&Là di Mancieulles, realtà che ha ospitato per la prima volta la serie completa.
Survivre riflette sul tema della copia come risposta formale alla richiesta odierna dell’invenzione continua. Di fronte all’impossibilità d’inventare nuove forme all’infinito la copia cosciente e critica di ciò che gli altri hanno fatto prima rivitalizza un senso, rimettendolo in circolo. Il lavoro indaga alcuni elementi fondamentali del mondo dell’arte: la paternità dell’opera, l’autenticità, la creatività, la proprietà intellettuale, la firma. L’idea di “sopravvivenza” si sviluppa nel lavoro dall’uso di un materiale esterno (il frammento di un film), dotato di una sua estetica e grammatica, di cui ci si impadronisce a poco a poco per ritradurlo in una nuova forma, che da un lato diventa un’invenzione originale degli artisti, dall’altro rappresenta il loro sguardo sull’altra opera e sull’altrui mondo.
SURVIVRE
Sur fond de crises financières, d’attentats terroristes, d’ouragans, nous constatons l’avancée de la pensée catastrophiste, qu’elle s’exprime dans la crainte du déclenchement d’une guerre mondiale, d’une attaque nucléaire, de l’effondrement des états ou plus simplement de la fin du monde. Qu’est-ce qui se montre du monde là-dedans ? Comment, au sein de la crise du monde, puis-je continuer à désirer et à confronter mon désir à celui des autres ? Qu’est-ce que c’est vraiment que cette chose que nous avons en nous et qui nous pousse à vivre malgré tout ?
Nous avons plongé dans cette immense collection de films catastrophe, de récits d’Apocalypse, de YouTubers survivalistes et autres preppers, des émissions de survie de Bears Grys qui nous annoncent la fin imminente du monde et nous offrent de nous y préparer. Alors cette vaste collection, nous l’avons pillée, copiée, plagiée. Nous avons joué à inventer ce qui n’a pas encore eu lieu ; la catastrophe, les catastrophes. Nous avons copié et imité autrui pour inventer, se réinventer, se renouveler, s’amuser et redonner un sens au monde qui nous entoure au travers des images des autres. Comme si la reprise de ces œuvres et de ces images portait en écho la promesse d’un lendemain meilleur…