SPETTACOLI
Buona Permanenza al Mondo
MAJAKOVSKIJ BPM
di: Gianni Farina
con: Consuelo Battiston, Tamara Balducci, Leonardo Bianconi, Federica Garavaglia, Mauro Milone
regia, suono, luci: Gianni Farina
animazioni e tecnica: Lorenzo Camera
grafica: Marco Smacchia
organizzazione e promozione: Ilenia Carrone
una coproduzione: E/Menoventi, Ravenna Festival
«Buona permanenza al mondo» è la sardonica e coinvolgente conclusione del biglietto di commiato che Majakovskij dedica «a tutti». BPM - oltre a esserne l’acronimo - ne è la misura, la pulsazione, è il battito di un uomo ridotto a una «appendice cardiaca», è la cadenza di un poeta che «è tutto cuore, romba dappertutto». BPM è un collage polifonico, una mise en éspace che restituisce lo stato della ricerca di Menoventi sulla figura di Majakovskij, un percorso triennale che si concluderà nel 2021 con il debutto de Il defunto odiava i pettegolezzi, tratto dall’omonimo romanzo di Serena Vitale. Raccontare le ultime pulsazioni di Majakovskij significa raccontare la fine di una generazione straordinaria, narrare la rapida parabola di un manipolo di ragazzi che si riunirono sotto il vessillo della Rivoluzione d’Ottobre, trasformarono radicalmente il modo di concepire le rispettive discipline e, soffocati dalla deriva autoritaria dell’utopia inseguita, terminarono con violenza la produzione artistica o la vita stessa. Seguendo le tracce di Mejerchol’d e dello stesso Majakovskij, Menoventi restituisce questa vicenda alternando la fattografia alla finzione, contaminando il Realismo con le figure fantastiche generate dall’attuazione della metafora, procedimento caro all’autore sovietico. Testimonianze e documenti vengono amalgamati dalla Donna Fosforescente, metafora incarnata a cui spetta la conduzione della polifonia di voci. Questa donna del futuro, ultima fantasia teatrale di Majakovskij, ci guiderà nei meandri di un tempo carpiccioso e mutevole; sedotto dai miti della reincarnazione e del viaggio nel tempo, Majakovskij demandò la propria felicità e la propria vita a un mondo ancora a venire. Questo indica forse una resa, la rinuncia a cambiare il proprio mondo per abbandonarsi all’abbraccio dei «compagni posteri», per cercare asilo tra gli «spettabili discendenti». Noi siamo i budetljane, gli uomini del futuro. Ascoltiamo le sue parole, le ha scritte proprio per noi. Dal risvolto di copertina de “Il defunto odiava i pettegolezzi” di S. Vitale (© 2015 Adelphi, Milano) “Mosca, 14 aprile 1930. Intorno alle undici del mattino i telefoni si mettono a suonare tutti insieme, come indemoniati, diffondendo «l'oceanica notizia» del suicidio di Vladimir Majakovskij: uno sparo al cuore, che immediatamente trasporta il poeta nella costellazione delle giovani leggende. Per alcuni quella fine appare come un segno: è morta l'utopia rivoluzionaria. Ma c'è anche il coro dei filistei: si è ucciso perché aveva la sifilide; perché era oppresso dalle tasse; perché in questo modo i suoi libri andranno a ruba. E ci sono l'imbarazzo e l'irritazione della nomenklatura di fronte a quella «stupida, pusillanime morte», inconciliabile con la gioia di Stato. Ma che cosa succede davvero quella mattina nella minuscola stanza di una kommunalka dove Majakovskij è da poco arrivato in compagnia di una giovane e bellissima attrice, sua amante? Studiando con acribia e passione le testimonianze dei contemporanei, i giornali dell'epoca, i documenti riemersi dagli archivi dopo il 1991 (dai verbali degli interrogatori ai «pettegolezzi» raccolti da informatori della polizia politica), sfatando le varie, pittoresche congetture formulate nel tempo, Serena Vitale ha magistralmente ricostruito quello che ancora oggi è considerato, in Russia, uno dei grandi misteri – fu davvero suicidio? – dell'epoca sovietica. E regala al lettore un trascinante romanzo-indagine che è anche un fervido omaggio a Majakovskij, realizzazione del suo estremo desiderio: parlare ai posteri – e «ai secoli, alla storia, al creato» – in versi”.
Buona Permanenza al Mondo
«Good luck to those who stay» reads the caustic end of the suicide note left by Majakovskij, who addressed it «to everyone». BMP – besides being the acronym of the sentence in Italian – is the mark, the heartbeat of a man reduced to « the appendage of a heart », the frequency of a poet who is «nothing but heart, roaring everywhere». BMP is a polyphonic collage, a staging of Menoventi’s research around Majakovskij, a three-year journey that will come to an end in 2021 with the debut of “The deceased disliked gossip”, a play based on the homonymous novel-investigation by Serena Vitale. Telling Majakovskij’s last heartbeats equals telling the end of an extraordinary generation and the deeds of a handful of young men and women who gathered under the banner of the October Revolution, radically changed the notion of their own disciplines and, choked by the authoritarian drift of the utopia they had chased, ended up putting a violent end to their artistic production or their own life. Following the tracks of Mejerchol’d and of Majakovskij himself, Menoventi enacts the retelling of these events alternating facts and fiction, using metaphors to contaminate Realism with outlandish figures: a process which is dear to the Russian author. Testimonies and documents are coalesced by the Phosphorescent Woman, a metaphor made flesh who’s responsible for the conduction of a choir of voices. This woman from the future, the last theatrical fantasy of Majakovskij, leads us in the depths of an unpredictable and shifting time. Seduced by reincarnation myths and time travel, Majakovskij put his happiness and his life in the hands of a world that had yet to come. This might indicate he surrendered and gave up his attempts to change the world to let himself go to the embrace of the «comrades of posterity», to ask the «esteemed descendants» for asylum. We are them, the future men he spoke to. Let’s hear his words, he wrote them just for us. From the back cover of “Il defunto odiava i pettegolezzi” by S. Vitale (© 2015 Adelphi, Milano) “Milan, 14 April 1930. At around 11 in the morning all phones start ringing all together, as if possessed, relaying the «oceanic news» of Vladimir Majakovskij’s suicide: a shot to the heart and the young poet immediately rises to the constellation of the young myths. Someone reads this death as a sign of the death of the revolutionary utopia. The Philistines raise their voice too: he killed himself because of his syphilis; because he was burdened by taxes; so that his books could become bestsellers. The nomenklatura is embarrassed and irritated by this «stupid, cowardly death», incompatible with the State Joy. What has really happened that morning in the small room of a kommunalka where Majakovskij had just arrived with a young and beautiful actress, his lover? Through a scrupulous and passionate research of the testimonies of his contemporaries, the newspapers of that time, the documents emerged from the archives after 1991 (including the minutes of the interrogations as well as the gossip collected from the informers of the political police), debunking the quaint speculations made through the years, Serena Vitale masterfully retraced one of the great Russian mysteries of the soviet era – was it really a suicide? She gifts the reader a compelling novel-investigation that also serves as a heartfelt tribute to Majakosvkij and as a realisation of his ultimate wish: talking to posterity – and to «ages, history, and all creation » – in verses”.
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RASSEGNA STAMPA
Roberto Rinaldi
Rumor(s)cena