Trentenni nel grande freddo della mancanza

Lorenzo Donati | 

HYSTRIO | 

01/09/2007

Avere vent’anni significa responsabilità, dice Silvia Bottiroli con Fossati disegnando “Non ho mica vent’anni”, rassegna ospitata al Teatro Petrella di Longiano. In Romagna si è mostrata una generazione inquieta, per la quale il concetto di indipendenza diventa una fotografia di pratiche che non descrive un modello unico, e che in molti casi fa della mancanza (di mezzi, di sostegno, di piazze) una questione prima di tutto estetica. Tra le molte proposte in bilico fra generi sempre più porosi, attraversiamo qui due lavori linguisticamente distanti, ma che crediamo possano restituire la felice eterogeneità di questo piccolo e coraggioso festival. […]

Anche nel lavoro di Menoventi incombe qualche oscura presenza che traccia i contorni della realtà. In festa sono due coniugi, che edificano torri di biscotti e lavano stridenti piatti di vetro. Al posto degli invitati arrivano pacchi regalo con oggetti che la coppia ha appena gettato, da guanti a sgabellini, come fossero errori di sistema rilevati e corretti in tempo reale. Sul fondo campeggia un semaforo, e i due appaiono sempre più figurine eterodirette a cui non è concessa ribellione. Altre sfasature interferiscono nel rituale di benvenuto agli ospiti, slapstick in cui si ricevono pacche e non strette di mano e si danno bacetti sulle spalle. Il campanello suona di nuovo, giungono pezzi di manichini e la festa ha inizio: salgno i Radiohead, volano piatti, si pestano guanti, ma il semaforo infine continua a vigilare. Molti sono i rimandi di questa sorprendente opera prima, dal surreale di Copi ai tempi fuori luogo di Dick fino alle temperature di Bradbury. Ma più di questi emergono l’ironia e lo spessore di un linguaggio che diventa filosofia di vita, “a Menoventi” appunto, fedele specchio del clima plumbeo di questi anni.